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      Tornava il nostro scalpello ad imitare, ma le sue imitazioni non avevano nè moto, nè vita. Noi andavamo in traccia di nuovi ornamenti, ma questi ornamenti o erano un nuovo capriccio che ci dispiaceva, o un'imitazione dei primi che ci erano dispiaciuti. Ma quando questo cieco per opera di Pisistrato, e del Figliuolo, fu a voi ben noto, o Ateniesi, fu egli, che tolse il velo dagli occhi vostri, che lo squarciò dal viso della natura e vi disse: mirate, scegliete, imitate, qui sta il bello: ma questo corpo è troppo immenso e voi gli siete troppo vicini per veder la bellezza del suo tutto; approssimate le belle patti disperse, componete le simili, e colle vostre mani medesime creerete un nuovo bello.
      (19) Non ostante che Cicerone abbia parlato de' luoghi rettorici, pure non fu d'avviso, che nel conoscerli consistesse la vera arte del dire. Neque cum his sentimus, qui civilem scientiam eloquentia non putant indigere; et ab iis, qui eam putant omnem rhetoris vi, et artificio contineri magnopere dissentimus.
      (20) Vedi i vivissimi quadri, che Monti fa dei disordini prodotti da una male intesa libertà nella sua Cantica in morte di Lorenzo Mascheroni. Parini ammirava questo poeta, e soleva dire della di lui Basvilliana: Costui minaccia di cader sempre colla repentina sublimità de' suoi voli, ma non cade mai.
      (21) Ce que l'homme perd par le contrat social, c'est sa liberté naturelle, et un droit illimité à tout ce qui le tente, et qu'il peut atteindre; ce qu'il gagne c'est la liberté civile, et la proprieté de tout ce qu'il possède.


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Elogio di Giuseppe Parini recitato nel giorno 16 novembre 1813 in occasione dell'aprimento delle scuole del Liceo di Milano in Porta Nuova
di Ambrogio Levati
1813 pagine 38

   





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