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      In somma disegnava egli tanto bene, che se e' non fosse stato in lui un amor fisso, che egli ebbe sempre intorno alla semplice imitazione del naturale, poco o nulla cercando quel più che anche senza scostarsi dal vero può l'ingegnoso artefice aggiugner di bello all'opera sua, imitando solamente il più perfetto, con vaghezza di abbigliamenti, varietà e bizzarria d'invenzione, avrebbe egli senza fallo avuta la gloria del primo artefice che avesse avuto ne' suoi tempi questa patria, siccome fu stimato il migliore nel disegnare dal naturale. A cagione dunque di tal suo genio alla pura imitazione del vero, non volle mai fare studio sopra le opere di molti gran maestri, stati avanti di lui, che avessero tenuta maniera diversa, ma un solo ne elesse, in tutto e per tutto conforme al suo cuore: e questo fu Santi di Tito, celebre pittor fiorentino, disegnatore maraviglioso e bravo inventore; ma per ordinario tutto fermo ancora esso nella sola imitazione del vero. Delle opere e disegni di costui fu il Lippi così innamorato, che fino nell'ultima sua età si metteva a copiarne quanti ne poteva avere de' più belli: ed io lo so, che più volte gli prestai per tale effetto certi bellissimi putti, alcuno de' quali (così buon maestro come egli era) non ebbe difficultà di porre in opera quasi interamente, senza punto mutarli. Ammirava il Rosselli suo maestro questo suo gran disegno accompagnato anche da un piacevole colorito: e frequentemente gli diceva alla presenza di altri: Lorenzo, tu disegni meglio di me.


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Il Malmantile riacquistato
di Lorenzo Lippi (Perlone Zipoli)
Barbera Editore Firenze
1861 pagine 283

   





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