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      Andava bene spesso il Lippi in villa del Parigi: e nel passare un giorno, andando a spasso, da quel castello, vennegli capriccio, com'egli era solito a dirmi, di comporre una piccola leggenda in istile burlesco la quale dovesse essere, come sogliamo dir noi, tutto il rovescio della medaglia della Gerusalemme Liberata, bellissimo poema del Tasso: e dove il Tasso elettosi un alto e nobilissimo soggetto per lo suo poema, cercò di abbellirlo co' più sollevati concetti e nobili parole, che gli potè suggerire l'eruditissima mente sua; il Lippi deliberò di mettere in rima certe novelle, di quelle che le semplici donnicciuole hanno per uso di raccontare a' ragazzi: ed avendo fatta raccolta delle più basse similitudini, e de' più volgari proverbi e idiotismi fiorentini; di essi tessè tutta l'opera sua, fuggendo al possibile quelle voci, le quali altri, a guisa di quel rettorico atticista ripreso da Luciano ne' suoi piacevolissimi Dialoghi, affettando ad ogni proposito l'antichità della toscana favella, va ne' suoi ragionamenti senza scelta inserendo. Fu sua particolare intenzione il far conoscere la facilità del parlar nostro: e che ancora ad uno, che non aveva (come esso) altra eloquenza che quella che gli dettò la natura, non era impossibile il parlar bene. Ora, perchè spesso accade, che anche le grandissime cose da basso e talvolta minutissimo cominciamento traggono i loro principii, egli, che da prima non avendo altro fine, che dare alquanto di sfogo al suo poetico capriccio, e passar con gusto le ore della veglia, aveva avuto intenzione di imbrattar pochi fogli, de' quali anche già si era condotto quasi al destinato segno, fu necessitato partire per Germania al servizio, come abbiam detto, della serenissima arciduchessa: e con tale sua gita venne ad incontrare congiuntura più adeguata, per dilatare alquanto l'opera sua; perchè, essendo egli colà forestiero e senza l'uso di quella lingua, e perciò non avendo con chi conversare, talvolta, o stanco dal dipingere, o attediato dalla lunghezza de' giorni o delle veglie, si serrava nella sua stanza, e si applicava alla leggenda finchè la condusse a quel segno che gli pareva abbisognare per dedicarla alla serenissima sua signora siccome fece colla citata lettera.


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Il Malmantile riacquistato
di Lorenzo Lippi (Perlone Zipoli)
Barbera Editore Firenze
1861 pagine 283

   





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