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      «Amore, io fallo, e veggo il mio fallire(371)»
      Al giuoco del Barone e alla Bassetta(372)
      Giuocava, apparecchiando alla Crocetta(373).
     
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      Fu dalle dame amato in generale
      (Io dico dalle prime(374) della pezza);
      Poi Bertinella stavane sì male(375),
      Ch'ella fece per lui del ben bellezza(376);
      Perchè, spesa la roba, e concia male,
      Fatta più bolsa d'una pera mezza,
      Potea di notte, quanto a mezzo giorno,
      Andar sicura per la fava al forno(377).
     
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      Ma poi, venuta quasi per suo mezzoA porsi sopr'al capo la corona,
      E lasciati di già gli stenti e il lezzo,
      Profumata si sta nella pasciona(378);
      Ne 'mpazza affatto, e non lo vede a mezzo(379):
      E pospostane(380) lei, ch'è la padrona,
      E Martinazza, ch'è la salamistra,
      Sperante sempre va in capo di listra.
     
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      Or perch'egli è di nidio e navicello(381),
      E forte e sodo come un torrione,
      Gli dà l'ufizio e titol di Bargello,
      Colla solita sua provvisïone;
      Perchè, se in questo caso alcun ribelloSi scuopre, facil sia farlo prigione;
      Acciò sul letto poi di Balocchino(382)
      Se gli faccia serrare il nottolino(383).
     
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      Fa in tanto nel castel toccar la cassa(384),
      E inalberar la 'nsegna del carroccio;
      E comandante elegge della massaIl nobil cavalier Maso di Coccio,
      Che 'n fretta alla rassegna se ne passa,
      Colle schiere però fatte a babboccio(385);
      Che ad una ad una accomoda e disponeSotto sua guida e sotto suo campione.
     
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      Il primo è il Furba, nobile stradiere,
      Che non giuoca alla buona e meno a' goffi(386);
      A' noccioli(387) bensì si fa valere,
      Perch'ei dà bene i buffi, e meglio i soffi.
      Il secondo è il Vecchina, il gran barbiere,


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Il Malmantile riacquistato
di Lorenzo Lippi (Perlone Zipoli)
Barbera Editore Firenze
1861 pagine 283

   





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