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      Di conserva n'andâr con gli altri due;
      Là dove minchionando un po' la fiera(457),
      Il Franco disse lor: questo è coluiChe in zucca non ha punto(458); anzi ragionasi
      D'appiccargli alla testa un appigionasi(459).
     
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      Spiacque il suo male ad ambi tanto tanto:
      E mentre ei piange ch'e' si getta via(460),
      Il pietoso Eravan pianse al suo pianto,
      Verbigrazia, per fargli compagnia.
      Poi tutto lieto postosegli accanto,
      Per cavarlo di quella frenesia,
      Di quelle strida e pianto sì dirotto,
      Che fa per nulla il bietolon mal cotto(461),
     
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      Se forse, dice, tu sei stato offeso,
      Che fai tu della spada, il mio piloto(462)?
      A che tenere al fianco questo peso,
      Per startene a man giunte come un boto(463)?
      Se al corpo alcun dolor t'avesse preso,
      Gli è qua chi vende l'olio dello Scoto:
      Se t'hai bisogno d'oro, io ti fo fedeChe qualsivoglia banca te lo crede.
     
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      Dopo Eravano poi nessun fu muto;
      Chè ognun gli volle fare il suo discorso,
      Offerendo di dargli ancora aiuto,
      Mentre dicesse quanto gli era occorso;
      Ond'ei, che avrebbe caro esser tenutoD'aver piuttosto col cervello scorso(464),
      Alzando il viso, in loro gli occhi affisa,
      E sospirando parla in questa guisa:
     
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      Non v'è rimedio, amici, alla mia sorte:
      Il tutto è vano, giacchè la sentenza
      È stabilita in ciel della mia morte,
      Che vuol ch'io muoia, e muoia in mia presenza.
      Già l'alma stivalata(465) in sulle porteOmai dimostra d'esser di partenza;
      E già col corpo tutt'i sentimentiLe cirimonie fanno e i complimenti.
     
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      Mutar devo mestier, se avvien ch'io muoia,
      Di soldato cioè nel ciabattino;
      Perocchè mi convien tirar le cuoia(466),


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Il Malmantile riacquistato
di Lorenzo Lippi (Perlone Zipoli)
Barbera Editore Firenze
1861 pagine 283

   





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