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      S'accorge ch'e' non v'è da far calía(773).
     
     
      8.
      All'oste se ne va per la più corta,
      E l'uova, il pane, e 'l cacio, e 'l vin procacciaE fatto un guazzabuglio nella sporta,
      Le quattro lire slazzera(774) e si spaccia.
      L'altro l'aspetta a gloria, e in sulla porta,
      Per veder s'egli arriva, ognor s'affaccia;
      E per anticipare, il fuoco accende,
      Lava i bicchieri e fa l'altre faccende.
     
     
      9.
      Perch'egli è tardi ed ha voglia di cena,
      Poích'ogni cosa ha bell'e preparato,
      Si strugge e si consuma per la pena,
      Che lì non torna il messo nè il mandato;
      Ma quand'ei vedde colla sporta pienaGiunger al fine il suo gatto frugato(775).
      Oh ringraziato, dice, sia Minosse,
      Ch'una volta le furon buone(776) mosse.
     
     
      10.
      Chiappa le robe, e mentre ch'ei baloccaIn cuocer l'uova, e il cacio ch'è stupendo,
      Sente venirsi l'acquolina in bocca,
      E far la gola come un saliscendo.
      Sbocconcellando intanto, il fiasco sbocca,
      E con due man alzatolo, bevendo,
      Dice al villan, che nominato è Meo
      Orsù ti fo briccone(777), addio, io beo.
     
     
      11.
      Così per celia cominciando a bere,
      Dagliene un sorso e dagliene il secondo,
      Fe sì, che dal vedere(778) e non vedereEi diede al vino totalmente fondo.
      A tavola dipoi messo a sedere,
      Lasciato il fiasco voto sopra il tondo,
      Voltossi a' dieci pan da Meo provvisti,
      E in un momento fece repulisti.
     
     
      12.
      Dieci pan d'otto, e un giulio di formaggioNon gli toccaron l'ugola: e s'inghiotte
      Due par di serque(779) d'uova e da vantaggio;
      Poi dice: o Meo, spilla quella botteChe t'hai per l'opre, e dammi il vino assaggío;
      Io vo' stasera anch'io far le mie lotte(780),


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Il Malmantile riacquistato
di Lorenzo Lippi (Perlone Zipoli)
Barbera Editore Firenze
1861 pagine 283

   





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