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      E senza appello aver a far propositoDi dar per sicurtà l'ossa in deposito.
     
     
      28.
      Lasciaron due figliuoli, i più compitiChe 'l mondo avesse mai sulle sue scene;
      Perch'essi avevan tutt'i requisitiDovuti a un galantuomo e a un uom dabbene;
      Aggiunto che di soldi eran gremiti
      (Chè questo in somma è quel che vale e tiene);
      Stavan d'accordo in pace ed in amore.
      Ed eran pane e cacio, anima e cuore.
     
     
      29.
      Cosa che fare in oggi non si suole,
      perchè i fratelli s'han piuttosto a noia:
      E se lor han due cenci o terre al sole,
      All'un mill'anni par che l'altro muoia.
      E questo è il ben ch'al prossimi si vuole!
      E siam di così perfida cottoia,
      Che sebben fosser anche al lumicino,
      E' non si sovverrebbon d'un lupino.
     
     
      30.
      Perch'e' sono una man di mozzorecchi;
      Al contrario costor, di chi io favello,
      I quai di cortesia furon due specchiE trattavan ciascun da buon fratello,
      S'avrebbon portat'acqua per gli orecchi.
      E si servian di coppa(799) e di coltello:
      E per cercar dell'uno il bene stare,
      L'altro voluto avrebbe indovinare.
     
     
      31.
      Essendo un giorno insieme ad un convito.
      Quand'appunto aguzzato hanno il mulino(800)
      E mangian con bonissimo appetito,
      Non so come, il maggior detto Nardino.
      Nell'affettar il pan tagliossi un dito,
      Sicch'egli insanguinò il tovagliuolino;
      E parvegli sì bello a quel mo intriso,
      Ch'ei si pose a guardarlo fiso fiso.
     
      32.
      E resta a seder lì tutto insensato,
      Ch'ei par di legno anch'ei come la sedia;
      Può far, tanto nel viso è dilavato,
      Colla tovaglia i simili(801) in commedia.
      E mirando quel panno insanguinatoOrmai tant'allegria muta in tragedia;


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Il Malmantile riacquistato
di Lorenzo Lippi (Perlone Zipoli)
Barbera Editore Firenze
1861 pagine 283

   





Nardino