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      Che più, se ne abbiamo dimostrato l'alterazione non di raro anche nel regno dell'intelligenza? poichè mentre in alcuni si mostrano sviluppate in modo straordinario la memoria musicale o la visiva, o la fantasia, od il calcolo, vi si nota mancare quasi sempre il senso comune, il buon senso, tanto che è ciò appunto che facilita, come in Colombo (vedi testo) scoperte, a cui con maggior talento ma minor genio niuno sarebbe riescito.
      E posto ciò, - non si capisce come possa egli sostenere manifestarsi il genio non per causa della degenerazione, ma suo malgrado; mentre ne è precisamente la degenerazione la prima e la principalissima causa - fungendo, spesso, appunto essa da fermento, da fulcro ad una mente volgare per farla divenire geniale.
      Nè è vero che l'epilessia (come mi obbietta il mio Sergi nella Nuova Antologia, febbraio 1900), giovi solo ad esplicare l'estro del genio; essa ne spiega ben più: vale a dire la doppia personalità(3), la impulsività, la mancanza d'affetti e di senso morale, la frequente nevrosi, specialmente le cefalee, le vertigini, la forma propulsiva del vagabondaggio, l'ottusità sensoria, tattile in ispecie, gli scotomi periferici del campo visivo(4), e gli speciali caratteri grafologici(5), proprio quelle forme più inferiori, che s'innestano sulla superiorità psichica del genio, quasi a compenso di questa; s'aggiunga: che l'anomalia epilettica è la sola, salvo solo alcune paranoie, delle affezioni mentali in cui agli eccessi delle manifestazioni dell'ingegno s'innestino, s'associno e s'alternino i difetti della psiche.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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