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      Dunque il nuovo mondo sarebbe perito fra un secolo e mezzo; ma siccome è scritto nelle sacre carte che prima che il mondo finisse, la voce del Cristo sarebbe pervenuta ai più lontani confini, era chiaro che egli, Cristoforo, era scelto ad esserne il banditore.
      Solo un secolo e mezzo di vita egli assegna al Nuovo Mondo da lui tratto alla luce della civiltà; né per questo la sua opera gli par caduca: Non era forse scritto: che prima della fine del mondo la voce di Dio avrebbe raggiunti gli estremi confini?
      Così Cristoforo Colombo, che con l'opera propria aveva definitivamente chiuso il medio evo, rievoca in una forma concreta, pressoché matematica, le più umilianti superstizioni del più tenebroso medio evo.
      Egli scriveva questa lettera nel 1501, quando aveva già subita - conseguenza diretta delle sue crudeltà e delle esagerazioni e menzogne con cui aveva eccitato l'avidità di Re Ferdinando, - l'onta delle catene, gli insulti del Bobadilla; pure non ne appare scoraggiato: e torna a ripetere ai Sovrani, che egli, vecchio cadente, non altri che egli, provvederà alla ristaurazione della Santa Casa: "Geruselemme e il Monte Sion han da essere riedificati per mano di un grande Cristiano. Chi debba essere costui lo predissero i profeti, e più precisamente ancora l'abate Gioacchino", il quale asserì che tale uomo doveva uscire di Spagna... reticenza facile a supplire.
      Non si sa poi se attribuire al suo abito della menzogna o al delirio, l'iperbolica rappresentazione ch'egli fa nella lettera alla nutrice del Principe Don Giovanni (fine del 1500), dei poveri Indiani quasi "popoli innumerevoli e bellicosi" da lui soggiogati (De Lollis, Nuova Antologia, 16 agosto 1892).


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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