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      CAPITOLO II.
     
      Esame psicologico.
     
      Amnesie. - A meglio fissare tale diagnosi, si aggiungono le singolari amnesie (altro fenomeno speciale all'epilessia) che in lui s'alternavano ad una meravigliosa memoria, sì da saper a mente quasi tutto Virgilio ed Orazio; e perciò erano assolutamente morbose. E qui le prove son numerose.
      In mezzo ad una disputa di materia storica, gli viene in mente di guardare che cosa dice in proposito il Gibbon, e trova il volume... postillato da lui stesso. "Ecco cos'è la mia memoria!" esclama poi ridendo.
      Un'altra volta, spedisce un libro ad un amico "per la posta a foggia di lettera", cagionando una spesa inutile e relativamente grave al destinatario, a cui deve poi chiederne perdono(26).
      Scrivendo al Fauriel gli accenna a un lavoro che egli avrebbe tra le mani sopra gli stoici; l'amico, il quale pensa agli stoici come al Gran Turco, casca, dalle nuvole ed egli se ne scusa in questo modo:
      Je ne sais pourquoi je vous ai parlé des stoiciens, quand je savais très bien que c'est à ce discours que vous travaillez. Mais c'est que je parle quelquefois comme un oison
      .
      Dimenticanze e distrazioni gli avveniva di commettere persino in ciò che più dappresso riguardava i suoi studi: nelle note storiche premesse all'Adelchi, dopo il cenno del matrimonio di Desiderata o Ermengarda, figlia di Desiderio, con Carlo Magno, aveva scritto che: "le cronache di quei tempi variano perfin nei nomi, quando però li dànno". Federico Odorici lo avvertì che ambedue i nomi in tedesco significavano "figlia di Desiderio" e che perciò erano identici.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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