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      - Quando ristampò la sua lettera famosa a Cesare D'Azeglio intorno al Romanticismo, ne volle rivedere le bozze, chi dice quattro, chi dice tredici volte...; e si trattava di una ristampa (V. Barbiera, op. cit., pag. 364).
     
      Senso pratico. - Questa abulia era in lui peggiorata dall'assenza di ogni senso pratico della vita o senso comune. Quindi, erede d'un forte patrimonio, venutogli inaspettato - quello dell'Imbonati, - non sa valersene per migliorare il proprio censo, sicchè finisce a dover vendere tutti i poderi aviti, ai quali era affezionatissimo: autore d'un'opera coronata da un immenso successo come i Promessi Sposi, venduta in poco tempo a due mila copie, - cosa straordinaria in quei tempi - riesce invece a rimettervi 80 mila lire quando se ne fa egli l'editore per non volersi adattare a dare alcuno sconto ai librai, che è la condizione sine qua non d'ogni smercio librario. Finalmente, proprietario agricolo, manca della previdenza più semplice - quella di prendere un'assicurazione sugl'incendi.
     
      Affettività. - Aveva, come accennai, comune coi folli morali la poca affettività; fu ingrato col Foscolo (Lettera al Trechi), col Torti; amico intimo del Grossi, non volle pronunciare due sole parole che avrebbero potuto salvarlo da gravissime noie nelle polemiche coi critici pei suoi Lombardi alla prima Crociata; amico antico del Fauriel, ne divenne dopo qualche anno quasi un estraneo; poco e male si preoccupò dei figli, non dandosi il menomo pensiero della loro educazione e collocazione.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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