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      - E poi:
      Gesù Cristo, nostro esemplare, (sic) ha proferito parole che noi dobbiamo ripetere; e quante volte quelle parole sono per noi terribili da proferirsi, perchè racchiudono la nostra condanna e svelano la funesta parola, contraddizione, tra il nostro esemplare e la nostra condotta". (Magenta o. c.)
      Ora un simile delirio di peccato può passare anche per naturale effetto dell'età in un uomo disfatto dagli anni, ma in un giovane geniale, già Voltairiano per giunta, è evidentemente morboso.
      Il Tosi suo confessore si era completamente impadronito di lui; secondo lui, per redimere il suo passato peccaminoso (eppure a dire il vero, peccato non aveva egli che di idee), non sarebbe bastato dettasse(31) dodici inni sacri, tanti cioè quanti erano i mesi dell'anno, ma doveva scrivere La Morale cattolica in difesa della religione. E il Magenta pretende (non è però ben provato, e Cantù e Stampa lo negherebbero) che più volte il Tosi chiudesse il Manzoni nel suo studio, come uno scolaretto, dichiarando che non lo avrebbe lasciato uscire da lì fino che non avesse scritto un certo numero di pagine; certo è che pretendeva che il Manzoni mettesse in versi oltre che quella collana di Inni mensili "la storia di Mosè, e tracciasse un lavoro ascetico in cui si dovea dimostrare che l'uomo abbandonato a sè cerca la soddisfazione in una scienza vana, felice viceversa se sappia comprendere che l'unica vera gioia e l'unica scienza vengono dallo Spirito che il Padre ci manda in nome di Gesù Cristo".


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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