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      Nè gli altri figli di Cardano furono molto dissimili, per tristizia, da questi - ingrati e crudeli col padre, ecc.
      La madre sua, dice lui, era proclive agli sdegni, gozzuta; ambidue, e più il padre, incostanti nell'amore del figlio, che spesso battevano.
      Finalmente, perchè nulla mancasse, nell'opera "De rerum varietate, 87" egli ci parla di un Michele, di un Aldo, di uno Stefano Cardano, cugini suoi o consanguinei, tutti soggetti a rivelazioni, cioè ad allucinazioni ipnotiche.
     
     
     
      CAPITOLO II.
     
      Cardano.
     
      Quanto a lui, il grande scienziato, aveva testa abnorme, scafocefala, gozzo, ernia; più patì di gotta, di erpete, diabete tra i 7 e i 12 anni, sonnambulismo; e come il padre sofferse due volte gravi traumi nel capo.
     
      Pazzia morale. - Egli descrive sè stesso, iracondo, lascivo, imprudente, desideroso di vendette, quando anche non lo consentissero le forze, prono ad ogni vizio, giocatore sfrenato, tenace nell'ambizione e nell'ira, litigioso, sicchè durò alle liti dalla morte del padre fino a 46 anni, e diceva di sè stesso, che egli troppo giustificava il proverbio: La nostra natura esser incline al male.
      Era infatti impulsivo fino al delitto; si sa che maltrattò il grande suo maestro Tartaglia; strappò un orecchio al figlio minore. "Non vi è (confessa egli) cosa che più mi piacesse, quanto il dire cose che tornassero spiacevoli a chi mi ascoltasse: Portavo vitupero a chi avrei voluto lodare". Passione strana aveva per gli animali, sicchè riempivangli la casa lepri, conigli, capre e cicogne.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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