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      ... per farlo morire; infatti il dì dopo che vi entrava, inciampò in una trave e per poco non ne morì; sicchè il furbo per prevenire l'opera dei sicari, andava all'Accademia o prima o a mezzo della seduta. - Nessuno dei cospiratori gli sopravvisse, tanto ne lo proteggeva il suo santo. Più volte pretendeva avere lo spirito profetico (De Vita, Cap. XXXXII), avere una luce speciale nell'anima (XXXVI), avere appreso per forza d'incanto le lingue (cap. XLIII), aver guarito malati di lebbra e di tisi; aver perduto un solo malato fra 300 curati dalle malattie più gravi; avere avuto la premonizione della morte di persone sanissime, che all'epoca preveduta morivano.
      Pare intervenissero veramente intorno a lui dei fenomeni medianici e spiritici; certo in questo: Una mattina sente battere forte un colpo al muro, che si ripete una seconda volta; egli apprende che allo stesso momento moriva un Galeazzo suo cliente.
      Pretendeva aver avuto premonizioni della morte del figlio. Nell'estate del 1557 sogna che il figlio suo minore stia male; in quel momento accorre la serva per chiamarlo, poichè veramente quello stava per morire.
      Allucinazioni soffrì dai quattro ai sette anni; vedeva in aria anelli, cavalli, trombe, campi, soldati, fiori. Subì dai sette fino ai dodici anni l'allucinazione costante di un gallo che gli parlava e lo spaventava con voce d'uomo, e della vista tremendamente animata del Tartaro ripieno d'ossa. "Svanite queste allucinazioni, mi successe sempre da poi, - scrive egli stesso, - che alzando il capo dopo una lieve meditazione vedeva la Luna.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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