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      Quel giorno gli parve un anno; la mattina seguente si destò con un gran mal di capo, che l'oppresse tutto il dì; il giorno dipoi s'alzò coi brividi della febbre; onde l'amico, saputa la cosa, vedendo che il rimedio era peggiore del male, gli riportò le chiavi, ed egli risanò, e si rimise al lavoro con "tanto impeto e sì fervido estro", che in pochi mesi condusse molto innanzi il poema.
      Ma più la vedo da queste pagine in cui è chiaro lo status epilepticus prolungato più giorni.
      ... Intorno alla metà d'aprile si mise finalmente in viaggio per Roma; ma giunto a Ferrara fu colpito da una sincope, che lo tenne per trent'ore come morto. Gli furono intorno i medici con energici rimedi per farlo riavere, ed egli non se n'accorse, e come riprese i sensi, si trovò ospitato dai signori di quella città, che lo circondarono di cure sollecite. Corse novamente la fama della sua morte; e gli amici di Padova e Venezia se ne commossero; onde lo risalutarono poi con assai gioia mista a grande stupore quando, giacente sopra una barca, lo videro ritornare dopo che, per la prostrazione delle forze, egli dovette comprendere che non era più in grado di proseguire il viaggio per Roma.
      Poiché se fosse stato quello un colpo apoplettico, avrebbe lasciato dietro se la paralisi ecc.
      Genialità. - Eppure con tante anomalie era un vero genio, od almeno uno di quegli ingegni sommi che raggiungono il maximum del livello dei loro contemporanei, e qualche volta lo sùperano. "Con molta indipendenza di spirito, egli, uomo di chiesa, seguì una direzione intellettuale e si formò una cultura essenzialmente laica, in un tempo che anche i laici ricevevano dalla Chiesa gli elementi del sapere e l'indirizzo del pensiero.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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