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      Quella sua indole energica inasprita dalle vicende contrarie si esala in continuo ruggito; diventa increscioso a sè e ad altrui; vivergli appresso è cosa piena di gravezza.... Di mani pronte, gagliardo e di cuore generosissimo. Una volta è tornato a casa senza calzoni per averne coperto un miserabile assiderato
      .
      L'indole impetuosa, che si intuisce dal ritratto che il Guastalla ne pubblica, con l'aria inspirata e i capelli al vento, si rivela anche nelle sue lettere, nelle quali torna a mostrarsi quella mania bestemmiatrice che già vedemmo propria di sua madre. Queste lettere provano anche all'evidenza come sian giuste le parole, che su lui scrive il fratello: "Quella sua indole inasprita dalle vicende si esala in continuo ruggito". "Io pensava, scrisse in una lettera al fratello, Giovedì essere in viaggio per Livorno; se tu vuoi mi tratterrò... ma non per andare dal Sovrano, perchè promessi a me nell'ora della disperazione che non sarei andato mai da un Sovrano, altro che a ricever degli onori. Caro fratello, compatiscimi; di' pure che faccio il mio danno; ma promessi a me e, vedi bene, che passerei da uomo debole con me stesso. È inutile, non vi anderò; lo giuro urlando ancora adesso"(51). La rigidità nell'osservare le promesse fatte a se stesso è un insegnamento paterno, il cui effetto si vedrà anche in Francesco Domenico, per il quale ogni proponimento fatto, sia pure il più assurdo, diventa decreto fatale. Ciò almeno in teoria, perchè nella pratica non sempre riesce loro di salvarsi dalle contraddizioni, nè a Temistocle vale giurarvi - urlando - che la promessa fatta a sè stesso va mantenuta.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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