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      Questa medesima foga con la quale si era rivolto alla lettura, impiega negli scritti, il cui numero veramente grande (romanzi, lettere, opere letterarie, politiche etc., alcune anche voluminose, scritte in pochi giorni - si cfr. ad es. la lettera del luglio 59 al Mangini) attesta della sua straordinaria attività, che tanto più appar maggiore, quando si pensi che gran parte delle sue lettere è ancora inedita, e che al tempo stesso che rivolgeva le sue cure alla letteratura, si occupava anche febbrilmente delle faccende forensi.
     
      Esaurimento. - Ora questo soverchio lavoro mentale, efficacemente aiutato nella sua opera devastatrice dalle afflizioni morali, dalle lunghe prigionie e dalle malattie (sopra tutto dall'epilessia), doveva finire per produrre in lui l'esaurimento. La fatica della imaginazione era in lui così intensa, che riusciva a prostrare tutte le sue forze: "Per me non conosco fatica, che tanto vaglia a prostrarmi quanto la imaginazione di un qualche concetto; mi riesce di osservare una intera giornata; immaginare nè anche un'ora senza che il capo mi dolga, e le pulsazioni accelerate delle arterie mi scompiglian tutto.... La immaginazione si assomiglia alla febbre e spesso ne assume tutti i caratteri." (Note autobiogr.). L'esaurimento cresce coll'avanzar negli anni: A Niccolò Puccini (febb. 47 da Livorno): "Io ho scritto, scrivo e scriverò, come la cicala canta e canterà finchè non iscoppi; ma a che pro'? A nulla. Basta: Ardendo mi consumo, e questo è il meglio. Io, come Dio vuole, sento aver poco più tempo di vita, perchè intemperante e ingordo mi sono mangiato a un pasto il viatico d'intelligenza e di cuore che la natura dà all'uomo perchè gli basti per tutta la vita.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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