Pagina (131/187)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma dove sopra tutto spicca il delirio di grandezza è nella smania di apparire un grande perseguitato dalla sorte e dagli uomini. Certamente la sua vita non fu seminata di rose, e lungo il cammino più di una volta i suoi piedi ebbero a sentire la puntura avvelenata dell'odio: ma egli di queste sventure, di questi dolori quasi si compiace, perchè gli giovano a esaltare la sua figura, e per meglio riuscire nel suo intento cerca esagerare le sue ammarezze, cerca farle apparire inaudite, superiori a quanto l'esperienza universale possa attestare, a quanto mente possa immaginare. La persecuzione della sorte e l'odio degli uomini si appunta e si accanisce su di lui per il suo ingegno, che d'ogni intorno gli procura l'isolamento e l'invidia feroce.
      Al Poli da Portoferraio scrive nel nov. 33: "Tra tutte le superiorità quella che gli uomini perdonano meno è l'ingegno....
     
      Non vo' perciò che ai tuoi nemici invidieposciachè s'infutura la tua vita
      via più là che il punir di lor perfidie....
     
      cantava Dante sventurato e ramingo; ma datemi la speranza di un sepolcro in S. Croce, e soffrirò volentieri infortuni un milione di volte più miserabili dei suoi."
      Al fratello Temistocle (apr. 43): "I miei amici! Io non ho amici; io ho gente che mi odia, ho gente che ha bisogno di me, ma nessuno mi ama."
      Al Guigoni nel 48: "Ho la vita minacciata di minuto in minuto da due giorni a questa parte."
      Al Mangini nel 50:... "Lasciare ai miei persecutori il legato che si meritano, sanguine sitisti, et hic est sanguis.
      Al Massei (luglio 53): "Il corpo già scosso da urti nuovi e perigliosi, a tanta dimostrazione di odio (la condanna) temo non regga.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





Poli Portoferraio Dante S. Croce Temistocle Guigoni Mangini Massei