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      Il Savonarola, che fin dalle prime allucinazioni, si era persuaso di esser un profeta mandato da Dio ad annunciare ai popoli la riforma della Chiesa e i danni imminenti sulla vita d'Italia; aveva trasmesso quel delirio alla moltitudine. "Al popolo di Firenze, scriveva Nicolò Machiavelli, non pare essere ignorante nè rozzo; nondimanco da frate Girolamo Savonarola fu persuaso che parlava con Dio. Io non voglio giudicare s'egli era vero o no, perchè d'un tanto uomo se ne debba parlare con reverenza: ma io dico bene che infiniti lo credevano, senza aver visto cosa nessuna straordinaria da farlo loro credere; perchè la vita sua, la dottrina, il soggetto che prese erano sufficienti a fargli prestare fede." Spesso il frate avrà visto dipingersi la irrisione quando gridava con tono profetico: "Firenze, che hai tu fatto? vuoi tu che te lo dica? Ohimè, egli è pieno il sacco, la tua malizia è venuta al sommo. Firenze egli è pieno: aspetta, aspetta un grande flagello!" Allora discendeva col proposito "di non più parlare nè predicare di queste cose".
      Infatti, seguitando la lettura del "Compendio di rivelazione" dov'egli si spoglia di questi pudori, troviamo quanto segue: "Ritornando al proposito nostro, dico che queste cose future per la indisposizione del popolo le prenunciavo in quegli primi anni con la probazione delle scritture e con ragione e diverse similitudini.
      Di poi cominciai a allargarmi et dimostrare che queste cose future io avevo per altro lume che per sola intelligenza delle scritture.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte I (da Colombo a Manzoni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1901 pagine 187

   





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