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      Questa, che Leopardi chiamava una sua infelicità particolare, fu comune a parecchi altri genî. È meravigliosa la rassomiglianza di questa descrizione del poeta del dolore, con quella che la Sand fa del musicista del dolore, il Chopin, la cui opera spontanea e miracolosa, non cercata, non preveduta, cadente sul piano improvvisa ed intera, soggiaceva poi a mesi e settimane di revisione pei dettagli. Essa provocava nell'autore sforzi inauditi, durante i quali, chiuso in una stanza, passeggiava, piangeva e rompeva le penne(43).
      Questo svolgersi di fenomeni inconsci nel genio fu sintetizzato indirettamente dal Mach(44).
      Quando la mente ha più volte contemplato il medesimo soggetto, aumentano le probabilità di occasioni favorevoli, tutto ciò che può riferirsi od adattarsi all'idea dominante acquista maggior rilievo, e tutto ciò che e estraneo, a poco a poco si ritrae nell'ombra e più non torna a turbare l'intelletto; allora può avvenire che tra le immagini prodotte in gran copia dalla fantasia abbandonata a sè stessa e quasi allucinata, risplenda di luce improvvisa quella che esattamente risponde all'idea, all'ispirazione od all'intenzione predominante.
      Quando ciò avviene, ciò che in realtà si è prodotto per via d'una lenta selezione sembra essere il resultato di un altro creatore. Così è facile comprendere come Newton, Mozart, Wagner potessero affermare che le idee, le melodie, le armonie affluivano spontanee alla loro mente e essi non altro facevano che ritenerne il buono e il meglio


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Nuovi studi sul Genio.
Parte II (origine e natura geni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1902 pagine 193

   





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