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      Anche Thomson ammette per molti ossessi che nel periodo del parossismo perdano la coscienza e il possesso di sè stessi, e alla fine dell'ossessione manifestino una prostrazione che può prendere il carattere della melanconia, ma che può rappresentare l'equivalente del coma post-epilettico.
      E così Vallon e Marie: "Qualunque siano le teorie sull'ossessione - scrivono essi - bisogna convenire che esse hanno per base un eretismo iniziale, limitato ora alla sfera sensitiva o sensoriale, ora al moto (tic, spasimi, ecc.), ora ad uno stato psichico o chenestetico. Esse cominciano con l'irradiazione, che tende fatalmente a provocare la sospensione dei centri superiori inibitori, sulla cui azione riposa tutta la nostra mentalità"(54).
      La passione, avendo per base l'emotività, la quale, dice Ribot, è l'equivalente effettivo dell'idea fissa, essa le assomiglia; ma sorge da cause proporzionate, che non hanno invece le idee fisse.
      Mickle confessa: che lo scoppio subitaneo dal fondo della coscienza degli elementi ossessivi ricorda gli attacchi di epilessia; però egli si obbietta, e con lui Pitres: che gli stati di ottusità secondari all'ossessione differiscono dall'assenza e dallo stato crepuscolare dell'epilessia: che le ossessioni possono precedere, come aura, l'attacco epilettico, o sopravvenire negli intervalli quasi lucidi degli epilettici, mai nell'attacco; e che nell'ossessione si ha spesso conservazione intiera, o quasi, della coscienza, quasi sempre ricordo dell'attacco; si hanno ansietà, angoscia concomitante, disgusto della vita, ecc.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte II (origine e natura geni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1902 pagine 193

   





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