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      Alle volte alza la mano in alto con la più gran serietà, per farla cadere sulla nota giusta. Egli è incerto per mezzo minuto, poi tutto a un tratto, come ispirato, si mette a suonare con agilità e precisione anche pezzi difficilissimi, ma non può suonare che sul suo piano che è primitivo, e non si capisce il perchè.
      Più che l'esecuzione, l'armonia è in lui straordinaria e sopratutto mirabile è l'espressione. Qualche volta pare non possa sfogare tutte le idee musicali che fremono in lui. Grande ne è la memoria: ha 20 pezzi a mente, che ha appresi a orecchio. Del resto è ribelle alle lezioni ed anche alle correzioni. Basta, ad insegnargli un'aria, suonarla al piano due o tre volte od anche cantarla, ed egli ricostruisce gli accordi dell'accompagnamento e l'armonia come potrebbe fare un musico di valore.
      Nelle arie inventate vi ha un'introduzione, un corpo ed un finale e una varietà e ricchezza di sonorità straordinarie. Non sono esse veramente superiori, ma in mezzo a imperfezioni e fanciullaggini si notano idee, combinazioni di ritmo, passaggi da un ritmo all'altro, cambiamenti di tono, perfino lieti motivi, come dettasse un musico. Anche supponendo che 1000 giovani diciottenni ignari di musica passino sei mesi a non fare altra cosa che studiare il piano, non riescirebbero, nell'esecuzione e nell'invenzione, all'altezza di Pepito [C. RICHET, Un caso notevole di precocità (Revue scientifique, 6 octobre 1900).].
      Egli ha statura e peso della sua età, è bello, ha occhi neri e vivi, l'intelligenza non è superiore a quella dei coetanei, ha i gusti, i giuochi, il parlare dei bimbi di 3 anni e mezzo, docile, con memoria eccellente, ma non al disopra della media; non sa leggere, non ha talento pel disegno, ma si compiace - egli dice - a scrivere arie musicali.


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Nuovi studi sul Genio.
Parte II (origine e natura geni)
di Cesare Lombroso
Sandron Editore
1902 pagine 193

   





Pepito Revue