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      In ogni ora confettava e beveva, non osservava nè ordine nè tempo, temperava il greco col flavione: ad ogni ora era del bevere vino fresco. Troppo beveva
      (Anonimo, pag. 192).
      Ancora era diventato grasso sterminatamente; avea ciera fratesca, tonda, trionfale come da abate Asiano, viso rosso e barba lunga, Aveva occhi bianchi, e tratto tratto s'arrossiva come sangue, e subito i suoi occhi si infiammavano
      .
      Come, insomma, chi inclina a demenza, il corpo si era fatto enorme, gli occhi spesso sanguigni, la faccia con un'impronta tutta brutale. La mente assai meno attiva, e l'umore profondamente alterato, l'incostanza, l'inquietudine, la bizzarria che gli avevano servito presso il popolo per provocarvi una profonda ammirazione, erano degenerate invece così da danneggiarlo e di molto. I suoi famigliari dicevano che egli cambiava di sentimenti come nell'espressione del viso da un minuto all'altro, che non era un quarto d'ora di seguito costante nello stesso pensiero. Egli è così che comincia l'assedio di Palestrina e poi lo lascia, che nomina un abile comandante e poi lo destituisce.
      Negli ultimi tempi, quando dovette imporre tasse sul vino, sul sale ai poveri, anch'egli temperò il suo lusso e tornò in apparenza sobrio: ma non mutò punto nelle altre tristi tendenze. Alla intermittente generosità di cui avea dato prova nel primo periodo succedette un freddo egoismo, una perdita del senso morale che, anche in quei tempi crudeli, destò ribrezzo, quando, per es., fece decapitare fra Monreale per non restituirgli la somma avutone in prestito: il Pandolfo Pandolfuccio, l'amico suo, rispettato da tutta Roma, come modello di vita onesta, senza una causa al mondo, solo per gelosia della sua fama, fu da lui fatto decapitare; e così immolava o spogliava dei beni i migliori del paese.


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Tre tribuni studiati da un alienista
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori
1887 pagine 171

   





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