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      Questa tendenza giova a spiegarci la genesi di quel fenomeno che pure ci pare tanto contrario: l'origine dell'estetica. Quando infatti, noi ci facciamo ad analizzare con Helmoltz e con Janet (Revue scientiphique, 1886) la principalissima fonte estetica, vediamo che essa si riduce alla ripetizione nei toni, nelle rime, nell'aria dominante della musica (in molti selvaggi, e anche nei liguri fra noi, si risolvono canti musicali nella pura e sola ripetizione di un tono), nelle linee simmetriche o quasi simmetriche nell'ornato, e anche nella pittura; ogni volta che il bello cercò il plauso fuori della simmetria, col grottesco, eccitò curiosità momentanea, ma finì coll'insuccesso. Anche nel bello femminile noi cerchiamo assai più la simmetria che non paia a prima vista; v'hanno paesi, come Torino, p. es., in cui per molti anni si credette l'ideale della bellezza architettonica essere la ripetizione della stessa facciata in tutta una via ed in tutta una piazza.
      Ma voi mi direte: ma con tutto ciò voi ci spiegate l'inerzia, non il moto, non il progresso, non la rivoluzione dello scibile umano. È verissimo. Ma prima di tutto, a chi ben veda, l'inerzia è la regola, il progresso è l'eccezione.
      Ora, come anche accada questa eccezione mi venne suggerito da un aneddoto raccontatomi dall'egregio mio amico il professore Lessona, che è certo il più ricco miniatore che io mi conosca di osservazioni originali sugli animali, e sul loro primo derivato, l'uomo.
      Lessona vide un cane a far bella cera ai forastieri in un alberguccio, dove la loro rara venuta era festeggiata con refezioni di cui esso fruiva.


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Tre tribuni studiati da un alienista
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori
1887 pagine 171

   





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