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      Tale precocità del delitto, maggiore senza alcun dubbio di quella dell'alienazione, è un'altra prova che esso, ben più di questa, procede da cause congenite: ed a chi ricordi come la precocità è uno dei caratteri del selvaggio (Spencer, Princ. di Sociol., 1879) fornisce un'altra prova dell'origine atavica del delitto,
      Nei Vanica i giovani giunti all'età maggiore vanno nudi in una foresta e non ne escono finchè non abbiano ucciso un uomo (Barth, Afrique orientale, 1876); e similmente, certo, per influsso atavico in questi ultimi anni a Napoli moltissima gioventù si proposero per tipo di perfezione lo scuonceco o la mala vita che vuol dir far il prepotente, andare armati di revolver e mazze, di far all'amore, mettere a posto i genitori e le guardie, e tutto questo dai 15 anni in su, ed anche prima. Questo scuonceco è una specie di camorra infantile il cui primo vanto è aver ferito o ucciso qualcuno.
      Ciò viene pure provato da quella fatale parola siciliana omertà, che ad un tempo accenna alla virilità ed al malandrinaggio.
      V'è, sul finire della giovinezza, una specie di tendenza istintiva verso il delitto, che, dalle menti immature, si prende per una prova di virilità. Ciò molto bene espresse Manzoni nel suo romanzo: "Gervaso "a cui, per aver tenuto mano ad una cosa che puzzava di criminale, "pareva d'essere diventato un uomo come gli altri..." (Cap. XI).
      Marra saggiò collo studio degli onesti questa recrudescenza degli impulsi atavici nella pubertà: egli su 917 scolari dai 6 ai 10 anni trovò: condotte buone 48,3% - mediocri 33,3% - cattive 18,21%.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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