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      E un tal grado di sviluppo fisico e mentale è di regola deficiente - in confronto all'uomo - nella donna. Ci sembra che invece i reati relativamente all'uomo più frequenti nella donna, siano quelli che richiedono minore forza fisica e intellettuale, e ciò valga sopratutto per le ricettazioni, per gli avvelenamenti, per gli aborti e gl'infanticidi. E dico forza intellettuale, e non coltura, in quanto che è noto che gli avvelenamenti vengono commessi con frequenza anche da persone colte.
      Quetelet già aveva fatto osservare che queste differenze dipendono, assai più che non da una minore pravità dell'animo, dalla vita più ritirata, la quale porge minori occasioni alle aggressioni, alle mancanze al pudore; dalla minor forza, quindi minori assassini; dalla minore istruzione, quindi minori delitti di stampa.
      Difatti, nei delitti domestici esse uguagliano, e qualche volta superano i maschi. Negli avvelenamenti dànno una cifra di 91%, e nei furti domestici del 60, senza dire che negli aborti e negl'infanticidi stanno come 1250 a 260 dei maschi.
      Se aggiungiamo che l'abbondanza maggiore dei delitti nei maschi per mancanza al pudore viene, più che eguagliata, superata, almeno davanti allo psicologo, dal meretricio, e che nei paesi e nelle epoche più civili la criminalità della donna aumenta, e quindi tende ad avvicinarsi alla virile, troviamo che le analogie sono molto maggiori di quanto si potrebbe aspettare.
      Prostituzione. - La scarsità delle condanne per ozio, vagabondaggio e contravvenzioni deriva da molte circostanze, tra le quali possiamo enumerare la molto minor tendenza della donna all'alcoolismo e quindi alla serie di mali che ne seguono; il partecipare in minor grado al commercio; al fatto che nell'età giovine le prostitute sostituiscono qui completamente e assolutamente la criminalità, facendo il vagabondaggio e l'ozio, parte, si può dire, della ignobile professione(189).


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833