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      Era, senza volerlo, stato ammesso fra i camorristi. E così accadde ad un Calabrese che si rifiutò di pagare la tassa, e minacciò di coltello il camorrista (Monnier, pag. 28).
      Onofrio: "In Sicilia, scrive, si dice mafioso chi ha del coraggio".
      La camorra è dunque l'espressione della naturale prepotenza di chi si sente forte in mezzo a moltissimi che si sentono deboli.
      Ma non è solo la forza dei pochi che la mantiene, è sopra tutto la paura dei molti. Il brigante Lombardo propalava, come i più caldi partigiani delle sue imprese fossero gli onesti proprietari, che per paura di averselo nemico, gli additavano le case dei vicini da derubare: "e non pensavano, continuava egli, che essi alla lor volta sarebbero stati additati da altri; sicchè in complesso ci rimettevano molto di più che se si fossero associati tutti insieme contro di me". Un solo camorrista inerme si presenta, scrive Monnier, in mezzo ad una folla di parecchie migliaia di individui ad esigere il suo barattolo, ed è docilmente ubbidito, più che se fosse un regolare agente delle tasse. - Lo spirito della camorra, scrive Mordini (op. cit.), persiste in Napoli; persiste cioè l'intimidazione davanti ai più sfacciati od ai più procaccianti.
      Monnier spiega la grande tenacità della camorra e del brigantaggio nell'Italia meridionale pel predominio della paura; la religione, inspirata dai preti, null'altro era che la paura del diavolo; la politica, null'altro che la paura del re, il quale teneva la borghesia oppressa colla minaccia dei lazzaroni, e gli uni e gli altri, colla paura di una polizia e di una soldataglia spietata.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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