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      Metodi d'identificazione. - Un buon questore si giova, per porre le mani sull'ignoto autore di qualche reato, della sua memoria anche, mettiamo, del grossolano casellario che da pochi anni si è istituito, e della fotografia. Ma in un regno così vasto come quello d'Italia con comunicazioni così rapide, migliaia e migliaia di individui sono sottratti alle sue osservazioni; e la memoria più felice non potrebbe approdare a gran che.
      Il nostro delinquente con tutta facilità riesce a sottrarsi alle ricerche della polizia mutando le proprie generalità ed in caso d'arresto, se recidivo, riesce facilmente ad ingannare l'autorità sui proprii precedenti assumendo le generalità di qualche altra persona magari onesta.
      Da ciò si vede la necessità di una scientifica identificazione degli imputati.
      Tra tutti i sistemi escogitati per questa quello di Bertillon è il più geniale, e fu preceduto da molti anni dal nostro Bonomi e superato ora dal nostro Anfosso(257).
      Nella Prefettura della Polizia di Parigi cui egli era addetto si trovavano conservate migliaia di fotografie di delinquenti, che si mostrarono utilizzabili facilmente finchè il numero n'era minimo, non più però quando queste troppo aumentarono. Bertillon propose allora di classificarle secondo le misure di alcune parti del corpo che si possono ritenere come invariabili. E sono: la statura, la lunghezza e la larghezza massima della testa, la lunghezza del dito medio sinistro, la lunghezza massima del piede sinistro, l'apertura delle braccia e la lunghezza dell'avambraccio sinistro.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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