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      E sarà meglio scegliere, a preferenza, quei lavori in cui s'adoperino strumenti da taglio, commessi come nell'officina di castagne d'India della casa penale di Milano, solidamente ad ingranaggi non amovibili, ma meglio ancora i lavori che non esigono stromenti atti a ferire; e devo a questo proposito molta lode al cav. Costa pell'introdotta lavorazione delle scatole di zolfini, nelle torinesi carceri cellulari, che rende 36.000 lire all'anno allo Stato e dà un compenso che va da 15 a 75 centesimi all'operaio. A Noto si introdusse nelle case di pena il lavoro di corbe d'erba (tipha fluv.), che fu premiato più volte.
      Ad ogni modo il lavoro deve essere proporzionato alle forze ed agli istinti del condannato, il quale se gracile e dapprima affatto ignaro, ha raggiunto il massimo degli sforzi, deve trovare un premio proporzionato, se non in moneta, almeno in diminuzione di pena, a quello che compensa i più forti e i più abili; gli è perciò che io credo doversi cancellare dall'organismo carcerario quel triste personaggio dell'impresaro, il quale naturalmente cerca proteggere solo i più abili, senza badare punto alla moralità, e che pure dispone in alcuni paesi perfino della grazia dei rei.
      L'amore al lavoro conviene diffonderlo fra costoro, facendolo apparire come premio alla buona condotta, e sollievo alla noia del carcere: quindi non conviene imporlo sulle prime, ma lasciarlo chiedere, desiderare (Crofton), facendolo precedere da una più o meno lunga ed indeterminata detenzione cellulare.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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