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      Ciò che mancò a molti vagabondi, agli sviati, ai corrotti che popolano le prigioni fu un ambiente, degli esempi, una protezione efficace e forse anche delle affezioni! E si soffoca in essi fino all'ultimo germe dell'istinto sociale e si crede sostituire e ambiente sociale e tutto quanto loro manca, con visite sommarie di sorveglianti usciti dalla infime classi della società.
      Ma s'insegna forse a camminare al bambino facendogli delle difficoltà od ispirandogli la paura di una caduta ed il bisogno di fidarsi d'altri?
      S'insegna forse la sociabilità all'uomo destinandolo unicamente alla cella, vale a dire al rovescio della vita sociale, togliendogli fino l'apparenza di una ginnastica morale, regolandone da mattina a sera i più piccoli dettagli della giornata, tutti i movimenti e financo i suoi pensieri?
      Non lo si colloca con ciò fuori delle condizioni dell'esistenza e non gli si fa così dimenticare quella libertà alla quale si pretende prepararlo?
      Come! sotto il pretesto di moralizzazione si mette fra le quattro mura di una cella un robusto contadino abituato all'aria dei campi ed ai pesanti lavori della campagna
      - gli si dà un'occupazione qualsiasi che non richiede un sufficiente impiego di forza fisica, - lo si abbandona a guardiani che spesso gli sono socialmente inferiori, -lo si lascia in questo stato dei lunghi anni; e quando il corpo e l'intelligenza hanno perduto la loro elasticità gli si apre la porta del carcere per lanciarlo debole e disarmato nella lotta per l'esistenza! - Senza contare poi che a tutto ci si abitua, e che il giorno in cui il carcere è divenuto un'abitudine, non avrà più la benché minima azione benefica e positiva.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833