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      Pochi crederebbero che nei giorni di udienza cogli avvocati difensori o degli interrogatori presso il giudice istruttore, si trovino radunati nella medesima anticamera una diecina e pių di detenuti. Per cui nel momento stesso dell'inquisizione del giudice, e quasi sotto gli occhi suoi stessi, si viene ad infrangere e precisamente pel detenuto sotto giudizio, che pių interessa la sicurezza sociale, quella legge d'isolamento per applicare la quale si č spesa la enorme somma d'impianto delle carceri cellulari.
      Non ho parlato dei laboratori. Nel carcere cellulare, appunto per impedire le comunicazioni, non si permettono che pochissimi lavori; e allora, oltre il danno materiale che ne viene allo Stato ed alla persona costretta all'ozio forzato, senz'altro sfogo che l'onanismo, ne viene il danno avvenire, perchč gli individui attivi si abituano all'ozio quando non ne muoiono, e gli oziosi vi trovano il loro pro' e quando sono fuori delinquono per ritornarvi.
      Che se il lavoro viene concesso, č impossibile, anche escludendo quelli coi condetenuti, che nuovi rapporti non si formino coi capi d'arte, liberi, cogli impresari, ecc.
      Succede cosė sovente che l'istruttoria, segretissima pel pubblico, non ha pių segreti per l'inquisito, il quale comunica poi coll'avvocato a mezzo di altro detenuto che ha il medesimo difensore.
      S'aggiunga che nell'interno della cella il grande criminale ha pių calma per raffinarsi nella ricerca degli alibi, delle scusanti, nello studio del processo, e non essendo in comunicazione cogli altri colleghi, non si tradisce, ma sa confermarsi nella negativa.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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