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      Ma qui l'evidenza è stata sempre nascosta, come spesso nella religione e nella filosofia, da formule che sotto mistiche, grandiose, apparenze ne velavano completamente l'inanità.
      Chiunque educato a idee religiose oda per la prima volta rabbini o brahmini pronunciare misteriosamente delle preci ebraiche o sanscrite, vi annette una meravigliosa efficacia, un significato profondo, mentre invece tradotte con un buon dizionario esse gli appaiono delle povere giaculatorie, come un castello di carte che al primo urto colla realtà della vita cade e si sfascia: ma questo dizionario il pubblico non l'ha: e trova più profondo il giurista che meno capisce e spesso altrettanto i giuristi fanno tra di loro tanto più rispettandosi quanto più si raggrovigliano nei loro geroglifici(340): dopo ciò si capisce che ed essi affermino ed il pubblico accetti, p. es., come cosa giusta che il dare un mandato non sia incominciare l'esecuzione d'un reato e che la recidiva impropria non sia vera recidiva.
      Il Ferrero dà nel suo bellissimo libro, così poco capito dagli italiani "Les lois psychologiques du symbolisme" un'altra ragione di questi errori - nell'arresto ideo-emotivo, nella tendenza dell'umana mente a ridurre al minimum il numero delle associazioni mentali richieste dal proprio ufficio, per cui l'interpretazione letterale della legge prevale in pratica su ogni concetto di vera giustizia.
      È il caso dei burocratici nelle grandi amministrazioni dello Stato e dei Comuni. È noto come uno dei vizi capitali di questa peste delle società invecchiate sia l'applicazione bestialmente letterale dei regolamenti che sono dati loro per guida: la lettera del regolamento, non dovrebbe essere se non il segno approssimativo della volontà del legislatore, che non può dare che una norma generica, essendogli impossibile tutto prevedere, e sulla cui traccia l'impiegato dovrebbe sbrigar giudiziosamente gli affari, mettendoci del suo pensiero quanto basta per interpretare questa volontà in rapporto ai casi speciali: la lettera, invece, del regolamento diventa la regola, la verità, l'assennatezza stessa


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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