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      188: "Quello della irresponsabilità è un tema che la giustizia criminale in nessun caso speciale può risolvere con sicurezza"; ed infatti si dànno uomini che patiscono una incipiente pazzia, o v'hanno così grandi disposizioni che per la più piccola causa possono cadervi: altri dall'eredità sono spinti alla bizzarria e agli eccessi immorali. - La cognizione del fatto, dice Delbruk, coll'esame del corpo e dell'anima, prima e dopo il fatto, non basta a sciogliere il tema della responsabilità, ma ci vuol la cognizione della vita del reo, cominciando dalla culla fino alla tavola anatomica (Zeitsch. für Psychiat., 1854, p. 72). - Ora il reo finchè è vivo non si può sezionare.
      Carrara ammette "imputabità assoluta dove è concorso di intelletto e di volontà nel commettere un'azione criminosa"; ma subito soggiunge: "sempre che questa non sia minorata dall'intervento di cause fisiche, intellettive e morali". Ora noi abbiamo veduto che non vi è delitto in cui manchino queste cause.
      Anche Pessina, mentre dichiara "colui che volle ed eseguì il reato dovere rispondere innanzi alla giustizia, e l'atto di volere non ammette gradazioni intrinseche, aggiunge, poi, che queste gradazioni sono ammissibili solo quando vi è maggiore o minore libertà di elezione per causa di età, sesso, ignoranza, insania di mente, esaltazione passionevole, errore di fatto". - E sono tutte circostanze le quali si trovano presenti sempre o nell'uno o nell'altro dei reati.
      Buccellati scrive: "Nello stato attuale della scienza non è esagerazione il dichiarare, che la piena imputazione, a tutto rigore, è praticamente impossibile" (Rendiconti Ist.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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