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      E molte contraddizioni offre anche la teorica dell'intimidazione o dell'esempio; i nostri antichi erigevano colonne infami, strappavano nasi ed orecchie(361), squartavano, affogavano nell'olio o nell'acqua bollente, sgocciolavano il piombo rovente nel collo, recidevano i lombi dalle carni vive. Ma con qual frutto? - Di avere più numerosi e crudeli delitti. Perchè la frequenza e la ferocia della pena vi rende l'uomo meno sensibile; e ai tempi di Robespierre i bimbi giocavano a far delle piccole ghigliottine.
      Ma se ciò conseguivano i vecchi con tanti supplizi, cosa volete ottenere colle introdotte numerose mitezze, ora, che ai supplizi si è giustamente tolta ogni pubblicità, ora che le carceri divennero per alcuni un comodo albergo?
      Eppoi: che giustizia vi è nel punire uno, non tanto per quello che ha fatto, quanto per quello che possono fare gli altri in seguito?
      È tanto vero, d'altronde, essere il diritto di punire fondato sul fatto, e nulla avere, in sè, d'assoluto, che noi lo vediamo variare da giudice a giudice, secondo le simpatie e le abitudini. Un giudice, attesta Breton, uso a trattare grandi delinquenti nelle corti d'Appello, infligge condanne relativamente più severe anche per lievi reati; darà, almeno, mesi invece che giorni. E non vi hanno giudici neanche dello stesso paese, che si accordino, con precisione, nella condanna, anche quando si tratti di un eguale reato.
      E del resto quale altra migliore dimostrazione di ciò non ci dà il diritto di grazia? Si esercita, suol dirsi, per temperar la giustizia quando è troppo severa; ma quando è tale, come può dirsi più giusta?


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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