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      Jacobi confessa di aver dovuto cambiare quattro volte il giudizio sopra un alienato, ch'ei credette simulatore, e che poi non l'era. Un ladro, sentenziato da Volnner e Delbrück falso alienato, morì invece davvero d'inanizione per astinenza di cibo. Un altro simulava alla gamba destra una malattia, che aveva alla gamba sinistra. Io rinvenni un monomaniaco omicida che in carcere seppe simulare una forma di follia che non aveva, la pazzia furiosa, e ciò, come egli mi disse, per sottrarsi al giudizio. Ora in Torino ho, nella mia Clinica carceraria, un falsario che simula demenza, fin al mutismo ed alla coprofagia, ed ha, certo, paralisi incipiente. Che se qualcuno fingesse davvero la permanenza perpetua in un manicomio sarebbe già una punizione sufficiente, anche se la società moderna volesse vendicarsi di quegli sciagurati, e non soltanto difendersene. Infatti gli alienati criminali si lagnan sempre della dimora nei manicomî; e domandano ad alta voce, sempre, di ritornare in prigione; e si conoscono parecchi casi non solo di veri malfattori, come il Verzeni, che dissimularono, appunto per analogo timore, l'impulso maniaco, ma di veri delinquenti, come la Trossarello, che proibirono all'avvocato di farli passare per matti, perchè preferivano la morte alla dimora in un manicomio, il che ben si spiega quando si ricordi la nota vanità di costoro.
      E non si tutela ad ogni modo così ugualmente e meglio la società dai loro colpi? Se il Boggia abbia simulato o no la pazzia, io non vorrei deciderlo; ma è certo che se lo si fosse mantenuto a perpetuità in un manicomio criminale, la società avrebbe avuto qualche vittima di meno ed anche di meno un supplizio.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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