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      Col manicomio criminale, come togliamo al reo, che volesse infingersi pazzo, ogni incentivo alle simulazioni, così priviamo d'ogni scappatoia i difensori, che per primi eviteranno, quando non esista davvero, di allegare la pazzia del cliente, a cui con ciò prolungherebbero la detenzione; e nello stesso tempo noi impediamo che un senso inopportuno di pietà dei giurati ridoni al popolo inerme i suoi offensori.
      Colla prigionia perpetua, sotto forma di manicomio, impediamo l'eredità e l'associazione del delitto, che quasi sempre si organa entro le carceri, e quindi le formazioni delle bande: impediamo le recidività, scemiamo le spese pei processi, e le conseguenze di questi, che sono spesso nuovi delitti per imitazione.
      Il Wiedemeister (Zeits. f. Psychiatrie, 1871), oppone che colla istituzione dei manicomî criminali si viene a ledere la giustizia, potendosi dare dei pazzi delinquenti che guariscano del tutto, cui sarebbe ingiustizia tenere reclusi; se non che questi casi (salvo le forme acute) sono assai rari, la statistica di Broadmoor dandoci la povera cifra di 39 guariti su 700 ricoverati, in cinque anni; e ad ogni modo, a questo inconveniente si può rimediare, concedendo la libertà a quei pochi, cui una lunga osservazione dimostri completamente guariti. Che se nell'intervallo qualcuno di questi abbia a soffrirne, è men grave inconveniente in confronto ai molti che potrebbero patirne per sempre, e in confronto alle molte e spesso irreparabili ingiustizie che così si riuscirebbe a prevenire.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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