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      Poli propose, per ovviare alle non rare condanne di alienati, la riforma del giurì; se non che anche elettissimi giudici, se non trovino una istituzione speciale che vi provveda, ed un articolo di codice che la raffermi, si troveranno paralizzati, e potranno al più assolverli, con pericolo grande della società e con loro non lieve e non ingiusta trepidanza.
      Si ricorre, scrive a questo proposito Ferri (Sociologie criminelle, 1894), in primo luogo all'arme infida del dilemma e si dice: Chi ha compiuto certi eccessi o è un pazzo o è un delinquente. Se è un pazzo, dicono Falret, Mendel ed altri, allora nulla importa che esso abbia avuto a che fare colla giustizia: il suo non è delitto, perchè egli non era compos sui ed allora lo si metta al manicomio comune, dove se è pazzo pericoloso lo si sottoponga a disciplina speciale, come si fa con altri pazzi pericolosi ma non delinquenti: O l'autore di quelli eccessi è un vero delinquente ed allora vada in carcere, senz'altro.
      Rispondiamo: anzitutto il dilemma è difettoso perchè non comprende quei casi intermedi (che i progressi scientifici forse elimineranno, ma che per ora esistono sempre) nei quali appunto anche alla sola logica astratta appare manifesta, come diceva il Carrara, la necessità di una
      coercizione intermedia" tra il vero manicomio e la vera carcere. Ma sopratutto poi, la prima alternativa, che si tratti di un vero pazzo, non esclude per sè sola il manicomio criminale: ma se è un pazzo delinquente occorrono provvedimenti speciali di sicurezza di fronte all'attuale sistema che lascia alla diligenza, non eccessiva nè troppo illuminata, delle autorità amministrative di provvedere ai pazzi prosciolti da istruttoria o da giudizio, e mostra purtroppo, con dolorosi e frequenti esempi, quanti siano i nuovi delitti commessi da chi la prima volta fu lasciato, o subito dopo il processo o dopo breve ritiro in un asilo, alla balìa delle proprie infermità.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





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