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      Nè solo le ragioni pratiche vi si oppongono: ma pure una ragione di principio. Mentre, infatti, il Falret dice a questo proposito, che
      un individuo cosidetto delinquente dacchè è riconosciuto pazzo, deve cessare di essere considerato come delinquente e rientrare puramente e semplicemente nel diritto comune", noi opponiamo queste due considerazioni.
      Anzitutto non può rientrare
      puramente e semplicemente" per la ragione ch'egli, anche come pazzo, si distingue dagli altri: tant'è vero ch'egli ha ucciso, stuprato, rubato, mentre gli altri furono e sono pazzi inoffensivi.
      Ma poi quel ragionamento si attiene a tutto un ordine di idee che ormai la scienza va eliminando: che cioè la pazzia sia una sventura e il delitto invece una malvagità del libero arbitrio. No: come da un secolo ai ammise, contro le opinioni medievali, che la pazzia non dipende dalla nostra
      libera volontà", così ora bisogna riconoscere che non ne dipende nemmeno il delitto. Delitto e pazzia sono due sventure: trattiamoli entrambi senza rancore, ma difendiamoci da entrambi.
      Coi principii adunque della scuola positiva non regge più l'obbiezione che il pazzo
      cosidetto delinquente" appartiene al diritto comune: esso appartiene al diritto difensivo come il vero delinquente.
      Ed è per questa stessa ragione che non tiene, per noi, la seconda ed ultima sostanziale obiezione, che cioè un pazzo, solo perchè ha ucciso, non si può tenere rinchiuso a tempo indeterminato o perpetuo. Quando egli è guarito, anche se prima del tempo che avrebbe scontato in carcere in caso di condanna, ha diritto di uscire.


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L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





Falret