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      Ecco una prima fonte di vocaboli, l'interjettiva: donde il veh! tedesco, dolore; l'ah ah per dire spineto in inglese; i lai italiani. Ora è naturale che le parole che da questa fonte derivano, presentino molte simiglianze tra le lingue più diverse.
      V'è poi un'altra fonte, ancor più aperta alle analogie, l'automatismo (10). Un bimbo, appena sodisfatto ne' suoi primi bisogni, come muove le sue piccole membricine di quà e di là, così anche i teneri muscoletti della bocca e della lingua, i più facili a contrarsi, ed eccotelo a ripetere mamma, papà. Ma quelle voci, emesse senza uno scopo, trovano un eco pietoso nell'amor materno, che dappertutto, in ogni razza bianca o colorata, aleggia pietoso e pronto a farne tesoro. Il bambino, - crescendo di membra e di cervello, e vedendo alla fine che, voglia o non voglia, quando egli dice mamma mamma accorre la mamma, - finisce poi egli per annettervi il senso che dapprima vi diedero gli altri. Ora i bimbi della terra dappertutto sono dotati degli stessi muscoli, e dappertutto le madri pendono curve su'l collo dei loro bimbi per interpretarne ingegnosamente le prime voci come a sè stesse rivolte. Ecco perchè mamma si ripete in quasi tutte le lingue (11).
      Una fonte, non men ricca di somiglianze, è l'onomatopeja. Noi sentiamo un suono prodotto da un dato objetto; e poi chiamiamo quell'oggetto, e lo faciamo ricordare agli altri, ripetendo quel medesimo suono: tonfo, per es., per caduta nell'aqua. Quindi in tante lingue tuono, sacco hanno un'eguale espressione.


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L’uomo bianco e l’uomo di colore.
Letture su l'origine e la varietà delle razze umane
di Cesare Lombroso
Editore Fratelli Bocca
1892 pagine 251