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      - Il Negro divenne egli bianco passando dai deserti africani alle gelate falde dell'Hymalaja? Il lupo divenne egli cane, quando dalle selve ombrose si ridusse alle tepide stalle dei villici, o ai morbidi piumacci delle nostre voluttuose damine?
      Chi, nella scienza, s'accontenta ai primi fatti objettivi, alle prime parvenze, trova quest'asserto singolarmente ridicolo ed assurdo.
      Infatti, per quanto lontane ci sia dato seguire le traccie dell'uomo e dei suoi fidi compagni, gli animali domestici, nei monumenti antichi, noi ne troviamo i caratteri, i tipi, eternamente eguali.
      Il cane mastino, il cane levriere, il cavallo, scolpiti nelle mura di Babilonia, sembrano i ritratti degli animali che abbiamo sott'occhio.
      I gruppi de' Negri schiavi che vi sono dipinti, parrebbero copiati da qualche moderno viaggiatore dell'Africa: vi si nota la lunghezza delle braccia, la gracilità dei polpacci, il prognatismo del volto e quell'infantile, scimiesco, sorriso e gesticolamento. Nelle mura di Ninive o nelle piramidi egizie tu vedi dei gruppi di Ebrei, che sembrano uscire dai nostri vicoli. - Un cranio di scriba ebreo, trovato nelle piramidi 3400 anni av. G. C., si direbbe spiccato dal busto di un nostro rabbino. Il cranio d'un soldato d'Oristano, che mi moriva pochi anni sono, mi riproduceva colla differenza di un solo millimetro le curve ed i diametri di un cranio deposto due mila anni fa dai Fenicj nelle tombe di Tarros.
      La parola etrusca Histrio spiega la Ristori, come a fede Punica l'attività dei Fenicj spiega le ricchezze dei Rotschild e dei Fould.


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L’uomo bianco e l’uomo di colore.
Letture su l'origine e la varietà delle razze umane
di Cesare Lombroso
Editore Fratelli Bocca
1892 pagine 251

   





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