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      Molti vollero porre in dubio, e per loro buone ragioni, che e' fossero prodotti della industria umana, ma ormai i dubj ed i cavilli riuscirono vani; si sono scoperti di quelle popolazioni tanti avanzi, che bastano a dipingercele come se le avessimo sott' occhi.. Si son trovati i vasi in cui mettevano in concia i legumi, e gli arnesi da pesca e i canotti scavati entro i tronchi d'albero e le reti e le collane fatte di denti e gli aghi fatti di osso o di spine; e le ossa degli animali e, purtroppo, anche d'uomini, svotate della midolla, spaccate pe'l mezzo dall'affamato selvaggio, nostro proavo. E questi avanzi ci rivelarono, come già avevano fatto sospettare certi ornamenti, che la razza dell'uomo preistorico era molto diversa dalla moderna per una grande piccolezza della persona, per la perforazione dell'olecrano, per la maggiore lunghezza del pollice, per l'appiattimento della tibia, sopratutto per la esaggerazione dei diametri cranici (Fig. 18) e per quel carattere che distingue gli animali domestici dai selvaggi, che è la larghezza e sporgenza dei seni frontali (Fig. 18 a) e la salienza delle linee d'attacco dai muscoli temporali; il che li avvicina agli animali antropoidi più ancora che non ai Negri ed agli Ottentotti. Da queste strane reliquie apprendiamo come sulle nostre terre si fossero succedute, in tempi che le nostre storie ignoravano, parecchie razze tanto diverse fra loro come da noi: così all'epoca quaternaria propriamente detta, all'epoca dei mammouth, prevale -una razza dal cranio doligocefalo (Fig.


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L’uomo bianco e l’uomo di colore.
Letture su l'origine e la varietà delle razze umane
di Cesare Lombroso
Editore Fratelli Bocca
1892 pagine 251

   





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