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      Ora il salto dal quadrupede e in parte anche dal quadrumano all'uomo è troppo forte, e mal si può eseguire senza l'intermediario di qualche animale per lo meno assai simile all'antropoide; infatti, anche lasciando da parte il cervello, che è affatto diversamente proporzionato nei quadrumani, noi vediamo che dei denti e delle ossa del piede non solo in molti di essi varia la struttura, ma perfino il numero. Viceversa, e il potemmo già a lungo osservare, il salto dall'antropoide è lieve, e pianamente esplicabile, comechè vi congiurino da un lato le varie specie di bimani, e dall'altro le varie specie di uomini.
      Così il pollice della mano nostra è più lungo e più mobile di quello dei bimani, ma ciò dipende dal più continuato e più nobile uso di questo principe fra le nostre dita (32); e i Boschimani ed i Neri si avvicinano un po' da questo lato alle scimie.
      L'uso della stazione eretta, più costante nell'uomo che non nei bimani, basta a spiegare la lieve differenza anatomica nelle ossa e nei muscoli del piede e nello sviluppo del legamento cervicale; il costume secolare del vestiario e più ancora del riparo diurno o almeno notturno, sotto capanne, ci rese meno utile il pelo che copriva il nostro antenato, e ce lo fece scemare, non sì però che nel bimbo appena nato e in qualche razza semi-selvaggia (Aino) non se ne conservino ben chiare le tracce (33).
      La scoperta di armi più perfette dei denti, del bastone e della pietra, la distruzione delle selve, la cottura delle carni, rendendo meno frequente l'uso di alcuni sensi e delle mascelle, ne fece diminuire il volume; quindi scemò il prognatismo, e mano mano appianaronsi quelle creste ossee, mediane e temporali, che erano il punto di appoggio e di leva all'enorme mandibola del nostro feroce preantenato, ed appena ne troviamo una traccia nell'uomo d'Australia.


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L’uomo bianco e l’uomo di colore.
Letture su l'origine e la varietà delle razze umane
di Cesare Lombroso
Editore Fratelli Bocca
1892 pagine 251

   





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