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      La sua motilità però ha qualche cosa di diverso dall'umano: benché non sia incurvato nella schiena, cammina sempre reclino, col corpo da un lato e saltellante, e in uno stato di continua mobilità, sicché agita ora le spalle ora il tronco, come uno che si sentisse la musica e non potesse star fermo, e contrae contemporaneamente la palpebra destra, la pinna del naso e le mostruose sue labbra, una delle ragioni questa che, unita alla timidezza e alla passione per la verdura, lo fecero soprannominare "l'uomo coniglio". Si aggiunga poi che quando si spaventa, e quando voglia principiare a camminare, picchia col piede destro come fanno i conigli; non s'arrampica sugli alberi, nè va carpone, ma atteggia le mani a guisa di piede, e volentieri si aggrappa agli oggetti, e s'appiccica ai muri, agli angoli in ispecie; non siede mai, ma si accocola; imitatore veramente scimiesco, riproduce con molta facilità tutti gli atti che vede fare, e quando lo guardate, non si capisce bene se per celia o per paura, vi spruzza in viso e sbuffa, e par si burli di voi; ma siccome è di una timidità straordinaria, così appena aggrottate il sopracciglio, vi sfugge nascondendosi in un angolo, poggiando il muso sulla terra, negli angoli del muro, o fra gli abiti di un vicino. Il gusto è normale; ha schifo del chinino e dell'acido tartarico; appetisce lo zucchero; non mostra nessuno appetito sessuale. La sensibilità tattile non si conosce; la dolorifica è minore dell'ordinario agli arti ed al ventre; diminuita anche alla fronte, benchè in grado minore, e molto più a destra che a sinistra.


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L’uomo bianco e l’uomo di colore.
Letture su l'origine e la varietà delle razze umane
di Cesare Lombroso
Editore Fratelli Bocca
1892 pagine 251