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      La capacità orbitale in due è quasi uguale alla prima. L'area del foro occipitale supera la nera ed anche la bianca, ma l'indice cefalo-spinale si accosta in tutti più alla nera, ed è fra i più inferiori dell'umanità e il più vicino, in ispecie nel Leva, al gorillo, e così in tutti l'angolo fronto-orbitale è più pitecico che nei negri.
      In tutti le misure s'avvicinano più al cranio negro che all'europeo, quando non sorpassano il negro per toccar il pitecico. E ciò anche per altri rapporti. Così in uno il foro occipitale si presenta foggiato a guisa di un fiasco con collo lungo e largo ventre. Notevole è in tre l'obliquità dell'orbita, in due il rientramento del mento, e la proiezione obliqua degli incisivi e lo sviluppo dei canini e la orbita foggiata a imbuto, che sono caratteri particolari ai neri e più agli antropomorfi, ai quali certo si assomiglia più che ai neri il prognatismo di alcuni (Leva, 52°).
      Un carattere dei più costanti, e che non manca se non in due casi, è l'orizzontalità dell'osso basilare; in quattro è così fatta, che non si ha più angolo occipito-basilare, ma una linea retta, e ciò all'inverso della razza nera, dove piuttosto è più spiccato della bianca, e all'inverso anche di quanto si osserva negli antropomorfi; di più l'apofisi basilare nella faccia inferiore o faringea si presenta concava; tutte parvenze queste, le quali non si riscontrano che nei quadrumani inferiori e nei quadrupedi. Finalmente il palato osseo si presenta in tutti appiattito, come si riscontra nei feti quadrimestri e nei quadrupedi.


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L’uomo bianco e l’uomo di colore.
Letture su l'origine e la varietà delle razze umane
di Cesare Lombroso
Editore Fratelli Bocca
1892 pagine 251

   





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