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      Ma nun senti nell'aria un nun so che che ti dice: La patria ti guarda? E si la patria ti guarda incomincia dal rintrodurre al suo leggittimo posto il pizzo de la camicia, che ti sporge fori, e vieni con me, laddovechè così imparerai a dare il voto.
      Detto un fatto, ci moviamo da casa e eccoci come un sol uomo davanti a la sezzione, in dove pregai il pupo di aspettarmi, e ti entro nel portone.
      Appena entrato, me te si fa avanti uno sbarbato che mi fa l'occhietto e dice: Sa, lei dev'essere dei nostri, lo ariconosco da la panza. Eccoci la scheda dell'On. Malvetti!
      Io ebbi un motto di fierezza e ci arisposi: Si ella nun possiede altri moccoli, pole ricercare quello de la prima commugnone o aritirarsi a lo scuro, perchè su questa panza, si lei non lo sa, ci è scritto: Di qui non si passa!
      Allora me te si avvicina un altro che mi fa a bassa voce: Bravo cittadino, forza a la macchina, fiaccola, scure, abbasso la borghesia, evviva lo sciopero nonchè il sole de l'avvenire, proletagli di tutto il mondo...
      - Ho capito! ci feci io con dignità. È vero che sono mezzo narchico, ma sono anche funzinaglio de lo Stato.
      I due si guardarono in faccia e sentii che parlaveno a bassa voce, ma afferrai solo le seguenti parole o pezzi di parola: "...azzato lui e quel beccaccione,... ci suoi,... ottella imbottita,... chi... ega!...".
      Io non ci feci caso e ti penetrai come una bomba ne la sala; laddovechè quei due signori mi vennero appresso.
      Il presidente del seggio fa, dice: Ma lei è conosciuto?
      - Altrochè, ci dico io, è un pezzo che mi propugno su la libbera stampa, la quale.


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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna
pagine 188

   





Bravo Stato