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      E vi aggiunga che si seguito a pagare tutto quello che si sfascia, oggi o domani mi mettono in conto qualche cosa che non l'ho toccata mai e allora aresto in mezzo a un vicolo cieco.
      Per cui lei ebbe pavura de la pippa e ci fu una mezza scena col monsignore, che si nun si metteva di mezzo il marito, feniva male.
      E sortii: con pochi bagliocchi, ma libbero e a fronte alta, per via che il rigazzino mi aveva attaccato una scaletta di dietro, ma ci messi una pietra sopra.
     
     
      CAPITOLO IIITi entro da un avvocato.
      Inizzio de la mia fede pulitica. Entreno questi!
     
      Quando ti sortii da quella casa nun mi trovai, salvognuno, come un pesce fuor d'acqua.
      Stavo in buoni rapporti con un avvocato che mi aveva notificato lo sfratto di bottega e pensai di arivolgermi a lui per entrare in un posto purchessia.
      Ed eccoti che mi presento, e lui che ci aveva un certo occhio, mi capì a volo e mi prese con lui a lavorargli nello studio indove c'era da fare un po' di tutto.
      In quell'ambiente ci presi il gusto de la letteratura, per via d'un medico che ci bazzicava e che sapeva molte povesie a memoria, raggione per cui quando la sera facevano a scopone io me le aggustavo che era una delizzia.
      Fenì che mi venne anche a me il tinticarello di fare qualche cosa, e un giorno ti buttai giù certi penzieri, ma il diavolo volle che fusse carta bollata, e lo scherzo mi costò mezzo stipendio di un mese, per cui mi persuvasi che le belle lettere sono un gusto da signori.
     
      Il principale era un mezzo libbero pensatore, ma siccome era furbo anzichennò, lui te si sapeva barcamenare, e quando un convento di frati ci aveva una pendenza la metteva in mano a lui.


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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna
pagine 188