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      Ad ogni acquisto lei mi faceva una risatina, e quel giorno in capo a la sera avevo arimediato diciassette risatine, ciovè due soldi di sale, quattro scatole di ciragge brillante, sei soldi, in varie riprese, di pignoli e passerina, venti centesimi di zio Bibbo o zibbibbo come dice la plebbe, cinque lacci per le scarpe, sei toscani e un'oncia di polvere di mattone.
      Fra di me feci questa ariflessione: Si riesco a seguitare così per una settimana, sono a cavallo.
      Disgrazziatamente, un po' per economia, un po' a furia di zibbibbo e zucchero d'orzo mi si era indolcita anche l'anima dei trapassati, e la cosa s'incominciò a mettere male, indovechè la signora Giuditta che mi affittava la cammera credo che ancora allustri i cucchiarini con la polvere di mattone del mio primo amore.
      Tuttavia i ferri si andavano ariscaldando e un giorno presi il coraggio a due mani, acquistai un foglio di carta che levati e ci scrissi una lettera che averebbe intenerito il cuore di madama Lucrezzia che, salvognuno, è tutta in travertino.
      Detto un fatto, mi metto il pappiè in saccoccia, mi arriccio i baffi, ti passo dal barbiere e vado sul posto, che strada facendo mi sentivo una palla qui.
      Ma appena entrato in negozio ti trovo il marito con cert'occhi che parevano due ovi frittellati il quale mi fa: "Eccoci il toscano, che è l'ultimo che lei compera in bottega mia, indovechè ci si aricapita ci fo magnare il spuntasigheri".
      Che avrei dovuto fare?...
      Ci penzai e aripenzai, ma tutto il giorno mi sentivo lo spuntasigheri di Damocle sospeso sulla testa, e ci dovetti mettere una pietra sopra.


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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna
pagine 188

   





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