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      Allora, ce lo confesso, volli obliare, e mi detti a lo stravizzio, raggione per cui ti passavo le sere al caffè immerso nella bazzica e granata, ovverosia scopa, come dice la plebbe; mi veniva un'idea nera e la schiaffavo nell'orzata, ci avevo un penziero triste e lo ficcavo nelle nocchie capate. In breve ti diventai un viveurre scapigliato e si seguitavo un altro po' a bazzicare la gioventù dorata fenivo in mezzo a un piccolo vicolo.
      Una sera mi aricordo che arimasi sospeso tra due penzieri, uno che era un biglietto per la filodrammatica Stefano Pecioni al Vicolo de le Palle, che si facevano i Due sergenti, l'altro era la solita via del vizzio.
      Arimasi un po' sopra penzieri: rimira un poco fresche, direbbe il filosofo, da quali piccolezze ti dipende l'avvenire d'un omo!... Feci fra me: Adesso passa quel cerinaglio: se volta a destra vado al caffè: se va a sinistra ti vado in filodrammatica.
      Il cerinaglio si messe a sedere sul cantone e allora, a rigor di termine, ti avrei dovuto prendere una via di mezzo fra il vizzio e i Due sergenti, ma un pizzardone lo cacciò via, e detto un fatto, mi trovai sulla via della filodrammatica, che mi aricordo come adesso, portavo i calzoni di picchè bianco e ci avevo il cravuse per via d'un buco dietro.
      Accusì fu che conobbi Terresina.
     
     
      CAPITOLO VIConosco Terresina.
     
      Pareva che il core me lo dicesse, che qualche cosa di grosso mi doveva rivare, perchè quando fui su la porta arimasi un altro momento fra il sì ed il no, fintantochè presi ed entrai.
      Eccheti che mi messi in una poltrona e mi cominciai ad aggustare lo spettacolo, che era una vera schiccheria.


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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna
pagine 188

   





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