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      Quello coll'erre moscio di famiglia nobbile decaduta mi allungò una guardata e fece: "Beato voi che credete alle gioglie de la famiglia".
      Lui era pessimista, che sarebbe come chi dicesse uno che ci ha sempre come l'ammoniaca sotto al naso, e porta sempre la sigheretta smorzata.
      Abbasta, si devo dire la verità, le gioglie de la famiglia mi fecero tribbolare un bel po' perchè a Terresina durante la gestazzione ci venivano tutte sorta di voglie e mi toccava a farmi in quattro per contentarla, si no c'è il caso che il pupo mi nasceva tutto a l'incontrario.
      Per darci un esempio, è capace che di notte d'un tratto me ti faceva un gran zompo e si metteva a strillare: "Oronzo, voglio una beccaccia, datemi una beccaccia, si no moro!...".
      Robba, ci dico, da far venire i geloni a Pasquino, laddovechè trovai aperto solo un oste che ci aveva un beccafico e lo travestissimo da beccaccia.
      Un'altra notte, eravamo di dicembre, ci viene la voglia della corallina e il sor Filippo tanto si messe in giro che glie l'arimediò.
      Quel povero sor Filippo abbasterebbe quello che fece in quella circostanza per aricordarselo tutta la vita: e nun si possono dire l'attenzione che ci usava a Terresina.
      Rivò fino al punto che una notte che ci presero le dogliette curse a chiamare la mammana, che viceversa era un falso allarme.
      Abbasta, dacci oggi, dacci domani, la cosa cresceva a vista d'occhio e la sora Assunta affermava che era maschio per via che ci aveva la sporgenza davanti.
      Incominciassimo quindi a discutere il nome del nascituro che tanto io quanto il signor Filippo che era il compare, volevamo darcelo, e quell'erre moscio pessimista disse: "Pigliate una via di mezzo e metteteci nome Filipponzo o Oronzippo", ma si vede che le disillusione ci avevano dato in testa.


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Come ti erudisco il pupo
Conferenza paterno-filosofica ad uso dell'infanzia e degli adulti
di Luigi Lucatelli
Edizioni Cappelli Bologna
pagine 188

   





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