Pagina (4/494)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      III. Questo mondo grecoromano aveva in sè stesso le cagioni della sua corruzione. Il concetto del diritto, e la piena coscienza onde i Romani il diritto esercitavano, li condusse a sterminata potenza: ma perchè quel concetto era esclusivo, li condusse ancora alla corruzione ed alla servitù più memoranda. Un popolo che per ragione della forza si crede giusto e legittimo signore della vita e delle sostanze degli altri popoli, negando la libertà agli altri, la nega a sè stesso, perchè ne perde la vera coscienza: quindi il popolo repubblicano che si teneva legittimamente signore del mondo, per conseguenza necessaria del suo principio, si tenne legittimamente servo del signore e conquistatore della repubblica; il quale fu la personificazione della forza diventata diritto, e non ebbe alcun freno umano alle sue azioni. Ecco perchè Roma non per forza straniera nè per vecchiezza, ma nel fiore della sua età e della maggiore sua potenza, e mentre acquista nuova civiltà, divien serva, si muta, si trasforma; i rozzi e duri guerrieri in poco più d’un secolo diventano mollissimi; i fieri repubblicani cadono subito in una servitù così abbietta da stomacare finanche chi non voleva la pubblica libertà. E però quanti delitti, e infamie, e orrori, e bestialità l’uomo è capace non pure di fare, ma d’immaginare, tutto dobbiamo aspettarci di trovare effettuato ed applaudito in Roma. Trasea che sentiva in petto la santità d’una legge superiore alla romana, non andò in Senato quando Nerone uccise la madre; ma il popolo che stava alla sua legge uscì festeggiante incontro al matricida, adorava i bardassi e le meretrici imperiali, baciava la mano che gli scannava i figliuoli ed i padri, e quando cadevano le teste de’ più santi cittadini, andava a ringraziare e sacrificare agl’Iddii per la vita e l’incolumità dell’imperatore, il cui operare era sempre giusto, la cui volontà era legge sacra.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Primo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1861 pagine 494

   





Romani Roma Roma Senato Nerone Iddii